Ecclesiastes 1

Nuova Riveduta 2006

1 Parole dell’Ecclesiaste[1], figlio di Davide, re di Gerusalemme.2 «Vanità delle vanità[2]», dice l’Ecclesiaste, «vanità delle vanità, tutto è vanità».3 Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?4 Una generazione se ne va, un’altra viene, e la terra sussiste per sempre.5 Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo.6 Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri.7 Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre.8 Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l’uomo possa dire; l’occhio non si sazia mai di vedere e l’orecchio non è mai stanco di udire.9 Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole.10 C’è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto.11 Non rimane memoria delle cose d’altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi.12 Io, l’Ecclesiaste, sono stato re d’Israele a Gerusalemme,13 e ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi si affatichino.14 Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole, ed ecco, tutto è vanità, è un correre dietro al vento.15 Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato.16 Io ho detto, parlando in cuor mio: «Ecco, io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno regnato prima di me a Gerusalemme; sì, il mio cuore ha posseduto molta saggezza e molta scienza».17 Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza e a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento.18 Infatti, dove c’è molta saggezza c’è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.