Isaia 38

Nuova Riveduta 2006

di Società Biblica di Ginevra
1 In quel tempo Ezechia si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte. Il profeta Isaia, figlio di Amots, andò da lui e gli disse: «Così parla il Signore: “Da’ i tuoi ordini alla tua casa, perché sei un uomo morto; non guarirai”».2 Allora Ezechia voltò la faccia verso il muro e pregò il Signore, dicendo:3 «Signore ricòrdati, ti prego, che io ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro, e che ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Ed Ezechia scoppiò in un gran pianto.4 Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia in questi termini:5 «Va’, e di’ a Ezechia: “Così parla il Signore, Dio di Davide, tuo padre: ‘Ho udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni;6 libererò te e questa città dalle mani del re d’Assiria e proteggerò questa città.7 E, da parte del Signore, questo ti servirà di segno che il Signore adempirà la parola da lui pronunciata:8 ecco, io farò retrocedere di dieci gradini l’ombra dei gradini che, per effetto del sole, si è allungata sui dieci gradini di Acaz’”». E il sole retrocedette di dieci gradini sui gradini dov’era disceso.9 Scritto di Ezechia, re di Giuda, in occasione della sua malattia e della guarigione dal suo male.10 Io dicevo: «Al declino dei miei giorni devo andarmene alle porte del soggiorno dei morti; io sono privato del resto dei miei anni!»11 Io dicevo: «Non vedrò più il Signore, il Signore, sulla terra dei viventi; fra gli abitanti del mondo dei trapassati, non vedrò più nessun uomo.12 La mia abitazione è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastore. Io ho arrotolato la mia vita, come fa il tessitore; egli mi taglia via dalla trama; dal giorno alla notte tu mi avrai finito.13 Io speravo fino al mattino… ma come un leone, egli mi spezzava tutte le ossa; dal giorno alla notte tu mi avrai finito.14 Io stridevo come la rondine, come la gru, io gemevo come la colomba: i miei occhi erano stanchi di guardare in alto. Signore, mi si fa violenza; sii tu il mio garante».15 Che dirò? Egli mi ha parlato ed egli l’ha fatto; io camminerò con umiltà durante i miei anni, ricordando l’amarezza della mia anima.16 Signore, mediante queste cose si vive e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; guariscimi dunque e rendimi la vita!17 Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati.18 Poiché non è il soggiorno dei morti che possa lodarti, non è la morte che ti possa celebrare; quelli che scendono nella tomba non possono più sperare nella tua fedeltà.19 Il vivente, il vivente è quello che ti loda, come faccio io quest’oggi; il padre farà conoscere ai suoi figli la tua fedeltà.20 Il Signore mi salva! Suoneremo melodie, tutti i giorni della nostra vita, nella casa del Signore.21 Isaia aveva detto: «Si prenda un impiastro di fichi secchi, lo si applichi sull’ulcera e il re guarirà».22 Ezechia aveva detto: «Da quale segno riconoscerò che io salirò alla casa del Signore?»

Isaia 38

Gute Nachricht Bibel 2018

di Deutsche Bibelgesellschaft
1 Damals wurde Hiskija todkrank. Der Prophet Jesaja, der Sohn von Amoz, kam zu ihm und sagte: »Der HERR schickt mich zu dir und lässt dir sagen: ›Bereite dich auf dein Ende vor! Du wirst von diesem Krankenlager nicht wieder aufstehen.‹« (2Re 20,1)2 Hiskija drehte sich zur Wand und betete:3 »Ach, HERR, denk doch daran, dass ich dir immer treu war! Ich habe dir mit ganzem Herzen gehorcht und stets getan, was dir gefällt.« Hiskija brach in Tränen aus und weinte laut.4 Da erging das Wort des HERRN an Jesaja; er erhielt den Befehl:5 »Kehr um und sag zu Hiskija: ›Der HERR, der Gott deines Ahnherrn David, lässt dir sagen: Ich habe dein Gebet gehört und deine Tränen gesehen. Ich gebe dir noch fünfzehn Jahre dazu6 und werde dich und diese Stadt vor dem Assyrerkönig retten; ich werde Jerusalem beschützen.7 Ich will dir ein Zeichen geben, an dem du erkennen kannst, dass ich meine Zusage wahr mache:8 Ich lasse den Schatten auf der Treppe, die König Ahas gebaut hat, um zehn Stufen zurückgehen.‹« Und der Schatten ging um zehn Stufen zurück.9 Als König Hiskija von seiner Krankheit genesen war, schrieb er folgendes Gebet nieder:10 »Ich sagte in meiner Not: ›Jetzt, im allerbesten Alter, stehe ich am Tor der Totenwelt und darf mein Leben nicht zu Ende leben! (Sal 102,25)11 Hier, in der Welt der Lebenden, darf ich den HERRN nicht länger sehen; dort, wo alles zu Ende ist, erblicke ich keinen Menschen mehr.12 Das Haus, in dem ich lebe, wird abgebrochen und weggetragen wie ein Hirtenzelt. Wie ein Weber, der sein Tuch einrollt, so habe ich mein Leben ausgewebt; nun wird es vom Webstuhl abgeschnitten. Tag und Nacht fühle ich mein Ende nahen. (Giob 4,21; 2Co 5,1)13 Morgens bin ich wie zerschlagen und denke: Er zermalmt meine Knochen wie ein Löwe. Ja, Tag und Nacht fühle ich mein Ende nahen.14 Wie eine Schwalbe piepst meine Stimme, mein Klagen tönt wie das Gurren der Taube. Mit müden Augen starre ich zum Himmel. Ich kann nicht mehr, Herr! Tritt du für mich ein!15 Doch was richte ich mit Worten bei ihm aus? Er hat getan, was er mir angekündigt hat. In bitterem Leid verbring ich meine Jahre und schleppe mich Schritt für Schritt dahin.16 Ach, Herr,[1] erhalte mich am Leben!‹17 Mein bitterer Schmerz hat sich in Glück verwandelt! In herzlicher Liebe hast du mich umfangen und mein Leben vor dem Grab bewahrt; denn alle meine Schuld hast du genommen und sie weit hinter dich geworfen. (Sal 103,3; Mi 7,18)18 Dort unten bei den Toten preist dich niemand; wer tot ist, dankt dir nicht mit Liedern. Wer schon ins Grab gesunken ist, hofft nicht mehr auf deine Treue. (Sal 6,6)19 Allein die Lebenden danken dir, so wie ich dir heute danke. Die Väter sagen es ihren Kindern: Auf dich ist Verlass. (De 4,9; Sal 22,31)20 Der HERR ließ sich erbitten und half mir! Darum lasst uns singen und ihn preisen vor seinem Tempel, solange wir leben.«[2]